Recensione: Middlegame di Seanan McGuire
ECCO ROGER. Ha un vero dono per le parole, comprende istintivamente ogni linguaggio e sa che è il potere delle storie a regolare i meccanismi dell'universo.
Ed ecco Dodger. È la sorella di Roger, la sua gemella per la precisione. Anche lei ha un dono, per i numeri: sono il suo mondo, la sua ossessione, il suo tutto. Qualunque cosa le si presenti alla mente, Dodger la elabora con il potere della matematica.
I due fratelli non sono propriamente umani, anche se non lo sanno. Non sono neanche propriamente divini. Non del tutto non ancora.
E poi c'è Reed, esperto alchimista, come la sua progenitrice. È stato lui a dare vita ai gemelli. Non si potrebbe definirlo il loro "padre". Non proprio. Ma come tutti i genitori, per i due ragazzi ha un piano ambizioso: far sì che raggiungano il potere assoluto, e poi reclamarlo per sé.
Diventare "dei in Terra" è una cosa possibile. Pregate soltanto che non accada.
È una storia confusa, salti temporali, i personaggi sono molteplici, tutti originali e differenti tra loro, le ambientazioni sono cupe e misteriose, e per non parlare dello stile dell'autrice: tetro e illuminante in contemporanea, mai banale anzi sorprendente virgola dopo virgola. Affascinante e strambo.
Roger e Dodger sono solo i protagonisti principali, e per ovvietà di cose Dodger è entrata nel mio cuore e non ne uscirà mai più, una bimba così intelligente e innovativa. Non che Roger non lo sia, tutt'altro!, ma Dodger è un personaggio sublime, sa sempre cosa dire al momento giusto, pur essendo così giovane e curiosa.
Sono entrambi dei bambini speciali, diversi dagli altri e la diversità in Middlegame è un tema centrale.
Sono dei bimbi esclusi dal mondo degli adulti, quegli adulti che li reputano fin troppo strani per accettarli e finiscono per renderli dei mostri, cercando invece di renderli normali, se ci pensiamo non si tratta di totale fantasia.
La femminilità, il rigido mondo femminile, è un'altra cosa che ho apprezzato moltissimo in Middlegame, trattato con cura e in maniera adeguata, l'autrice ha descritto perfettamente le differenze tra i due sessi e le ingiustizie che queste portano al "sesso debole". È un allarme, un grido di battaglia.
A proposito di battaglie, qua i veri capolavori sono loro: i cattivi. Rompono le scatole, tantissimo, si fanno odiare da subito e non è facile scrivere tanto bene di una cosa brutta da portare ad amare tanta bruttezza, non so se mi sono spiegata bene... voglio dire l'autrice scrive con tale eleganza e meraviglia che porta ad odiare ciò che è da odiare, e io amo quando succede, perché vuol dire che quello è un buon cattivo! Un cattivo con i fiocchi, e Middlegame ha tanti fiocchi! Leigh, il male estremo: violenza e perversione gli sono dentro fino al collo. E Reed, che arroganza! Infine c'è Baker, forse quello trattato peggio dalla penna ma sempre odiabile.
Infine, devo spendere due parole sul finale perché quello non è un finale!!! Cavolo, ma il sequel quando?
E nella lista dei libri da leggere, ma come semore, devo trovare mio tempo
RispondiEliminaNon è il mio genere ma sono convinta che bisgna sperimentare.
RispondiEliminaBrava per quel che hai scritto.
grazie mille! Sperimentare fa bene
EliminaQuesto libro finisce in wishlist!
RispondiEliminaevvai!
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