Recensione: Us di Michele Cocchi

Ciao lettrici e lettori, come state? Oggi vi parlo del nuovo libro della collana Weird Young di Fandango, collana appena uscita con l'arrivo in Italia di Bunny, ma oggi parliamo del secondo libro di questa collana che sono sicura in futuro ci darà grandi soddisfazioni: Us, di Michele Cocchi.
Ringrazio ancora la casa editrice per la copia digitale in anteprima.

Titolo: Us
Autore: Michele Cocchi
Genere: Weird
Casa editrice: Fandango
Data di uscita: 28 maggio 2020



Trama:
Tommaso ha 16 anni e da 18 mesi non esce di casa, quasi non esce dalla sua stanza, è quello che gli psicologi chiamano hikikomori, letteralmente “chi si è ritirato, chi sta in disparte”. Da un giorno all’altro, ha abbandonato il basket, la scuola, le sue passioni e ormai passa il tempo a guardare video di vecchie partite NBA e a giocare ai videogame. C’è un gioco in particolare intorno a cui organizza le sue giornate, è il suo unico appuntamento fisso. Si chiama Us, noi in inglese: il gioco forma squadre da tre giocatori e le impegna in 100 campagne in un anno, una al giorno, vince la squadra che le completa per prima restando unita. L’avatar di Tommaso si chiama Logan e la sua testa è un teschio, insieme a lui giocano Rin che è una ragazza e assomiglia a un manga giapponese e Hud che sembra uscito da un videogame sparattutto. I tre non si conoscono, non possono parlare di sé, lo dicono le regole, ma diventano amici. Us ogni giorno propone loro una missione “storica”, ogni giorno li mette dalla parte delle vittime o dei carnefici, dalla parte delle Farc in Colombia, dei nazisti in Germania, di Mandela in Sudafrica, ogni giorno devono capire come arrivare alla fine avendo sotto gli occhi i massacri del ’900. Ogni giorno avranno qualcuno da salvare e qualcuno da eliminare. La Storia però può essere feroce e comportarsi da eroi non sempre è possibile, ammesso che eroe sia chi esegue gli ordini. 


Recensione:
Se vi piacciono i videogiochi di ruolo, la storia del novecento e quel pizzico di distopia che non fa mai male, Us è il libro giusto per voi.

Il fenomeno Hikikomori si sta scoprendo da poco, anche se in Giappone purtroppo è molto più conosciuto da molto tempo. La mia generazione è nata e sta crescendo immersa continuamente in unarealtà virtuale, isolarsi è quasi normale, preferiamo passare molte ore davanti allo schermo e quando qualcuno ci sa che stiamo effettivamente troppo tempo davanti a quello schermo che sia il computer e il telefono e che dovremmo piuttosto vedere qualcuno ci arrabbiamo e ci offendiamo anche perché magari capiamo che chi ci dice ciò haragione in effetti.
Il problema degli Hikikomori però è un altro: si arrabbiano e mostrano la loro rabbia isolandosi ancora di più.
Non si piacciono, pensano di essere sbagliati per la realtà in cui vivono e preferiscono rifugiarsi dietro uno schermo e magari svolgere la vita di qualcun altro, giusto per qualche ora, ma quelle poche ore che diventano presto troppe sono le più belle che si possono passare purtroppo. Perché durante quelle ore si sentono degli eroi, si sentono capiti, compresi, si sentono forti ma poi quando premono off si rendono conto che non è vero, non sono così forti come lo sono in quel videogioco, parlo di videogiochi perché oltre a essere il tema di Us è l'esempio per eccellenza.
Tommaso il protagonista di Us, ha 16 anni e da 14 mesi non esce di casa. Vi sembrano tanti 14 mesi?
Non lo sono in realtà, è solo il periodo iniziale. Di norma gli Hikikomori non escono di casa e non hanno contatti umani per molto molto più tempo. Del resto Tommaso ha ancora qualche contatto umano: i suoi genitori. Ma non sono affatto il contatto umano di cui ha bisogno. Suo padre, come dici anche Tommaso, è un padre incapace; non sembra rendersi conto del problema di suo figlio e tende fargli passare tutto, chiude sempre un occhio.
In questi casi non si può far finta di niente e la madre invece che è arrabbiata e si arrabbia con Tommaso, perché è veramente l'unica che si è resa conto del problema, passa per la madre cattiva.
Alto personaggio sbagliato, la sorella Lisa che addirittura tratta come un gioco un problema serio chiamandolo "fratello recluso" piuttosto che dirgli "porca miseria, esci!"
Oltre Tommaso, che ho trovato scritto molto bene e coerente alla situazione, non posso non citare la psicologa. L'unica che veramente è coerente al suo personaggio e soprattutto l'unica che fa scattare qualcosa in Tommaso dopo tanto tempo.
Tommaso è totalmente coinvolto dal videogioco Us, in maniera dipendente, quindi è anche l'unico argomento di conversazione per parlare con lui, ma lui non vuole parlare di Us, lui non vuole parlare di nulla. L'unica che se ne rende conto è lei, la psicologa, che con domande all'inizio insensate sblocca la mente di Tommaso.
Ovviamente ci si mette anche il gioco, che ha reso Tommaso completamente assuefatto e fa di tutto per giocare, anche uscire di casa dopo 14 mesi. Perché Tommaso non esce per la voglia di uscire, perché la sua stanza gli sta stretta, no, esce perché deve trovare la ragazza dietro all'avatar di Rin e quindi concludere il gioco. È Us a muovere la storia.
Solo una volta uscito Tommaso si rende conto per la prima volta della sua situazione, della sua malattia.
Ma quindi dopo tutto questo mio riassunto, Us mi è piaciuto?
Si, Us di Michele Cocchi mi è piaciuto, ma con delle riserve. Ho apprezzato soprattutto la sua realisticità della situazione, anche se sul finale è andato tutto troppo di corsa.
Mi è piaciuto anche molto il legame che si crea tra i tre ragazzi, tra i loro avatar Logan, Hud e Rin, avrei però preferito che venisse detto qualcosa in più, è tutto troppo veloce sul finale, come se l'autore avesse voglia di mettere presto il punto finale.
A livello generale però ci siamo, la storia fila bene ed è coerente con tutto quello che racconta; lo stile dell'autore è molto semplice e lineare, non si perde in giri di parole e va dritto al sodo.
Altra cosa che ho molto apprezzato sono le scene di gioco, non sono un'appassionata, ma mi sono sentita veramente dentro il gioco e le scene raccontate, storia del '900, non sono state semplici da digerire, né per me né per i giocatori. La sensibilità utilizzata è quella giusta che serve per raccontare di stermini e assalti. Approvo.
Tommaso è un ragazzino come tanti, se ci pensiamo bene non ha nulla di speciale, non aveva ancora trovato il suo posto nel mondo e si era semplicemente spento dall'euforia di trovarlo, ma non è mai tardi anzi. Forse è una storia un po' troppo a lieto fine, ma del resto leggiamo i libri anche per sognare un po', no?
Ultima cosa, un punto a favore solo per il tasso, dai non si può non amarli!


Se vi ho incuriosito un pochino, non vi resta che leggere Us, vi ricordo disponibile dal 28 maggio! 


Baci, Dile


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